venerdì 20 luglio 2018

Recensione di “Fancy Red” di Caterina Bonvicini

Buongiorno a tutti e bentrovati! 
Si sta per concludere il mio mese da Prefetto nella Challenge Tutti ad Hogwarts con le tre Ciambelle e come al solito sono in ritardo, colpevoli questa volta un paio di letture non proprio appassionanti. Della prima vi ho parlato qualche giorno fa e della seconda vi parlo oggi. L’ho finita stanotte e mi ha lasciato sentimenti contrastanti! Vi è mai capitato di non saper dare un giudizio preciso alle vostre letture? A me è successo proprio con questo libro.

CARTA DI IDENTITÀ 


COPERTINA




AUTORE: Caterina Bonvicini
TITOLO: Fancy Red
PAGINE: 300
CASA EDITRICE: Mondadori
PERCHÉ L'HO LETTO: titolo impostomi dalle tre ciambelle. Finora l’unico che non mi ha “rapita” completamente!
GENERE: giallo-noir

TRAMA

Lindos, Grecia. È una notte d'estate. Un uomo si sveglia in una lussuosa camera da letto che non riconosce. Sdraiata accanto a lui c'è una ragazza che sta piangendo. Distesa a terra, un'altra donna. È sua moglie Ludovica: morta. «Sei stata tu?» chiede alla ragazza. «No, sei stato tu» risponde lei. Lui è Filippo, fa il gemmologo per Sotheby's. L'incontro con Ludo risale a cinque anni prima: lei, giovane e ribelle, figlia di un finanziere milanese, vuole vendere tutti i gioielli della madre, appena ereditati. Tranne uno: un Fancy Vivid Red, il rarissimo diamante rosso che porta al naso, montato come un piercing. A Filippo i diamanti piace guardarli, non possederli, è la sua regola da sempre. Ma la infrange quando si innamora di Ludo e del suo Fancy Red. Lì ha inizio la sua fine. Nel giro di sei mesi lui e Ludo sono sposati. Si amano molto, di un amore geloso e passionale, fatto di tradimenti veri e presunti, in un gioco erotico che li porta ai quattro angoli del mondo, da Lisbona a Cuba, dalle Fiandre all'Argentina, alla ricerca dell'avventura perfetta. Di quella notte fatale in Grecia, Filippo non ricorda nulla. Sa solo che lui e la ragazza, nel panico, si sono sbarazzati del corpo, buttandolo in mare. Ludo, per tutti, è annegata durante una nuotata. Ma dieci mesi dopo il diamante ricompare e il caso viene riaperto. Il Fancy Red è tornato, come un fantasma destinato a perseguitare Filippo e a metterlo di fronte alle sue colpe. Può davvero essere stato lui a uccidere la donna che amava? E perché? Per gelosia? Quanto tempo ci vorrà prima che il padre di Ludo e la polizia lo scoprano? Chi è davvero la ragazza con cui lui e sua moglie hanno passato la notte? Una delle più importanti voci della narrativa italiana scrive un romanzo dal respiro globale, che parte da un epicentro milanese e si espande, procedendo per flashback e rivelazioni, nello spazio e nel tempo, dall'assedio di Sarajevo alla crisi argentina del 2001, dalle bettole dell'Avana ai ristoranti di Anversa. Fancy Red è un noir hitchcockiano, un thriller psicologico pervaso da una suspense costante, una bellissima storia d'amore il cui protagonista indiscusso è il desiderio, indomabile e capriccioso come Ludo e la sua pietra. Di questo romanzo – costruito come un ottaedro, la struttura cristallina della gemma – i diamanti sono il perimetro e il filo rosso: "condannati a guardare da vicino la miseria estrema e la ricchezza estrema", nelle mani di Caterina Bonvicini diventano uno strumento perfetto per raccontare l'abisso spaventoso che separa potere e sottomissione, ricchezza e povertà.


RECENSIONE

Come avrete capito dalla sinossi, ci troviamo di fronte ad un misterioso omicidio avvenuto ai giorni nostri (la vicenda salta tra il 2014 e il 2017): Filippo si sveglia dopo una notte di baldoria di cui non ricorda assolutamente nulla e si trova con l’adorata moglie morta e una sconosciuta di cui non conosce nemmeno il nome, che lo accusa di essere il colpevole.
Inizia da qui la complessa e dolorosa ricostruzione di quanto accaduto, di chi fosse realmente la moglie Ludó e di chi sia lui stesso, partendo da Lindos dove avviene il delitto, passando per le Fiandre, Sarajevo, Lisbona, Cuba, l’Argentina e Milano, dove è ambientata la maggior parte della storia.

Il potere che esercita un raro e preziosissimo diamante  di famiglia, il Fancy (Vivid) Red per l’appunto, è al centro di questo libro: accompagna la povera Ludó fino alla fine, scompare (ma soprattutto riappare!) in momenti cruciali e ovviamente porta le persone a fare gesti estremi per averlo tra le mani, sia a coloro che lo anelano per motivi completamente sentimentali (era l’unico gioiello che Ludó conservava gelosamente e portava sempre con sé), sia a coloro che lo inseguono per il suo valore economico (si parla di svariati milioni di dollari!).

Tuttavia non ci troviamo di fronte all’ennesimo delitto per avidità. 
Come ci spiega lo stesso Filippo, gemmologo di fama internazionale, non si può semplicemente rubare e rivendere magari al mercato nero un diamante con le sue caratteristiche. Prima o poi il proprietario originario viene a sapere se qualcuno sta tentandodi piazzarlo e così in qualche modo “torna da lui”!

La struttura scelta dall’autrice rispecchia in tutto e per tutto la pietra, come lei stessa spiega nelle note finali “ho costruito il romanzo come un ottaedro (le otto facce triangolari diventano otto capitoli da tre paragrafi) perché è la struttura cristallina del diamante.”

La scrittura è abbastanza chiara e piuttosto piacevole, anche se nel capitolo finale ammetto di aver letto più volte alcuni paragrafi per capire “chi” effettivamente stesse parlando in quel momento e non sono tuttavia riuscita a comprenderlo con precisione, ma non è stata in grado di avvolgermi e catturarmi, se non in alcuni tratti. 

I personaggi principali sono Filippo, Ludó e Isabel. E ahimè anche di loro non mi sono innamorata!
Ludó ha dei tratti senza dubbio magnetici: un modo di fare irrefrenabile, pazzo e senza pensieri, totalmente coinvolgente, a tratti irriverente, completamente lontana dal farsi influenzare dalle opinioni altrui, ma allo stesso tempo egoista, viziata, quasi perfida. Ha di certo l’attenuante di aver avuto un’infanzia terribile, al centro di un forte momento storico, passato molto in sordina e che ha lasciato una lunga scia di sangue, sconosciuta alla maggior parte della gente. Tuttavia trovo che il rapporto col marito, che rappresenta la sua vera felicità, sia perlomeno distante dal mio modo di concepire l’amore perfetto. Non proseguo per non rovinarvi la lettura, ma mi farebbe piacere conoscere la vostra visione della vicenda.

Isabel, beh, non posso parlarvi di lei senza svelare importanti passaggi del romanzo, per cui mi limiterò a dirvi che è un personaggio molto misterioso e fondamentale, sicuramente quello che attrae maggiormente per la sua storia ( e per il suo presente!) e che nel capitolo finale mi lascia davvero a bocca aperta. Non sono comunque stata in grado di capire il suo personaggio: quanto di vero e quanto di “montato”ci fosse un lei ancora adesso non lo so.

Filippo è stato un personaggio che mi è piaciuto molto. Nonostante alcuni suoi comportamenti siano stati perlomeno esagerati e irrealistici, mi è parso un burattino sbatacchiato a destra e sinistra e manipolato dai personaggi più “forti” che si incontrano nella vicenda. Un uomo distrutto dall’assenza della moglie e che vediamo giorno per giorno scavare nella sua mente e in ciò che lo circonda per capire quanto effettivamente sia successo. Mi ha fatto molta tenerezza e compassione!

Quasi dimenticavo il padre d Ludó: il personaggio che mi ha conquistata di più! Attaccatissimo alla figlia, quasi di più che agli altri due che ha, è un milionario che abbandona tutto per scoprire cosa sia realmente successo a Ludó e ogni pagina che li descrive insieme è di una dolcezza profonda. Tratta Filippo come un figlio: è sempre presente ma non si impone e cerca di aiutarlo con discrezione ad affrontare il lutto della figlia. Mi ha subito ispirato simpatia e il suo comportamento nello svolgimento della storia mi ha confermato sempre di più questa opinione.

Eccomi quindi al termine della mia recensione ed eccomi impalata nel non saper dare un giudizio bianco o nero di questo romanzo.
Tecnicamente è un buon libro: struttura intrigante, capitoli della giusta lunghezza, un buon giallo, l’ambientazione noir ma anche colorata e briosa, il ritmo giusto, personaggi per lo più ben costruiti e delineati.
Emozionalmente, invece, non mi ha lasciato nulla. È un libro che non si lascia a metà per carità, si legge abbastanza piacevolmente, i vari fatti ti incuriosiscono, ma trovo alcuni punti della storia abbastanza irreali, i personaggi non mi catturano, ma soprattutto il finale non mi è piaciuto, mi è sembrato troncato e inconcluso, caratteristica che detesto.

Ora lascio a voi il piacere di dirmi cosa ha suscitato in voi questo libro...alla prossima!


GIUDIZIO COMPLESSIVO

Trama: 8
Scrittura: 8
Personaggi: 7
Complessivo: 7/8



Buona giornata a tutti e grazie di essere passati da qui!

Simo

lunedì 16 luglio 2018

Recensione di “Mistero a Villa del Lieto Tramonto” di Minna Lindgren

Bentrovati a tutti e buona giornata!
È di nuovo lunedì e, se non dovessi andare al lavoro, sarebbe una giornata perfetta: frescolino che nel corso della giornata diventerà afa pazzesca, i miei bimbi in vacanza che poi si sveglieranno e litigheranno, la casa da rimettere in ordine via delle grandi pulizie in atto,...no no meglio andare in ufficio!!! 😂😂😂

Sempre per via delle Challenge a cui sto partecipando, ho letto questo libro che avevo da un po’ di tempo nella mia lista dei romanzi da leggere! Tuttavia non è stato come mi aspettavo e mi ha lasciato un po’ stranita...venite con me che vi spiego come mai!


CARTA DI IDENTITÀ 


COPERTINA




AUTORE: Minna Lindgren
TITOLO: Mistero a Villa del Lieto Tramonto
PAGINE: 284
CASA EDITRICE:  Sonzogno
PERCHÉ L'HO LETTO: finalmente è capitata l’occasione di leggere questo giallo che avevo da un po’ nella mia TBR
GENERE: narrativa nordica - giallo


TRAMA

A Villa del Lieto Tramonto, ridente casa di riposo immersa nella foresta vicino a Helsinki, è l'ora del caffè e, come al solito, Irma e Siiri, due vivaci novantenni ospiti della residenza, amano trascorrere quel momento in perfetto relax. Dopo le partite a canasta, le lezioni di ginnastica dolce, il whiskino prescritto dal medico o le riunioni del gruppo per la memoria, un'oretta di svago ci vuole per scambiarsi ricordi di giovinezza o spettegolare sul funerale del giorno, che è pur sempre una festa e un avvenimento per curare il proprio look. Ma soprattutto, l'ora del caffè dà l'occasione per criticare il regolamento e l'incuria del personale specializzato, quello che figli e nipoti, per guarire i sensi di colpa, chiamano "servizi di eccellenza". Per fortuna dalla Villa si può anche uscire, andare in giro in tram per rifarsi l'occhio con le bellezze della capitale finlandese, e così a Siiri, Irma e alla loro terza compagna, Anna-Liisa, capita di osservare, con bonario sarcasmo, le stranezze del mondo moderno che le circonda. A turbare la routine delle tre amiche è però un fatto terribile: la morte, in circostanze misteriose, del giovane cuoco, sempre gentile e pieno di allegria, accompagnata da una serie di episodi inquietanti che rivelano il lato sinistro di quel rifugio, ora non più così accogliente. Provette Miss Marple, Siiri, Irma e Anna-Liisa si trasformano in intraprendenti investigatrici.


RECENSIONE

Avevo già da qualche tempo (complice anche la copertina che trovo bellissima!) la curiosità di leggere questa trilogia ambientata ai giorni nostri a Helsinki, in una moderna struttura per anziani, suddivisa tra numerosi appartamenti per gli ospiti autosufficienti e la “casa di gruppo” (altrimenti detta temibile “reparto di isolamento”), dove finiscono  i soggetti con grave demenza. 
Peccato che queste persone, nella grande maggioranza dei casi, siano stati perfettamente in salute fino a poco prima del loro ingresso in questa zona e, quando tale sorte tocca anche ad una di loro, le nostre protagoniste, le arzille plurinovantenni Siiri, Irma e Anna-Liisa, si trovano costrette ad indagare parallelamente anche allo strano decesso del simpatico cuoco Tero.

Se pensate di trovarvi di fronte ad un classico giallo, purtroppo devo deludervi: la parte dedicata al “mistero” non è niente di speciale, piuttosto confusa, di secondaria importanza e poco “intricata” per i miei gusti.
Certamente una parte “investigativa” c’è, un omicidio effettivamente è stato commesso, ma si tratta più che altro di denuncia di truffe, gonfiaggio dei prezzi, ...e basta se no vi svelo quel poco di enigmatico che c’è!

La maggior parte del romanzo si dedica allo stato di abbandono e solitudine di moltissimi anziani ai giorni nostri, che vengono “dimenticati” da parte di figli e parentiche pensano in tale modo di pulirsi la coscienza, avendo fatto il loro “dovere” e facendosi sentire poche volte all’anno, in queste case di riposo altamente “qualificate” in termini di servizi e struttura.
Denuncia certamente attuale, ma che non mi aspettavo di trovare in un libro paragonato ai gialli di Agatha Christie! 

L’autrice ha una scrittura che non è riuscita a catturarmi: non che sia poco chiara o non fluente, ma si dilunga in particolareggiate descrizioni dei luoghi che le nostre protagoniste vedono durante i loro interminabili viaggi sui tram cittadini, che sono quasi dei coprotagonisti. 
In particolare Siiri ama metterci ore di viaggio per arrivare alle destinazioni scelte e sovente ci troviamo di fronte ad un’accurata descrizione di linee, scambi e “giochi” fattibili incastrando i diversi percorsi urbani. 
Senza contare l’interminabile elenco di impronunciabili (ma questo ovviamente è un mio limite, l’autrice scrive nella sua lingua e fa riferimento senza dubbio a luoghi che la circondano) opere edilizie e culturali, costruite da altrettanti architetti nordici dai nomi anch’essi alquanto complicati, che appesantiscono la narrazione rendendola a tratti noiosa e pesante. Non sono arrivata al punto di dover abbandonare la lettura, ma certamente ci ho messo molto più tempo del dovuto a leggerlo, non riuscendo a fare più di pochi capitoli per volta almeno fino a un buon punto del libro. 
La parte finale scorre un po’ più facilmente, ma non mi ha fatto scattare comunque quella “febbre” che mi prende in alcuni libri e che mi fa fare nottata. Essendo questo il primo volume di una trilogia, dubito che leggeró anche gli altri due e me ne dispiaccio molto, dato che amo terminare le cose...ma mai dire mai! 😉 

Sicuramente la parte migliore del romanzo sono le tre vecchiette protagoniste! Loro si che ci regalano dei momenti simpatici ed irriverenti.
Mentre aspettano “tic tac tic tac tic tac” il fatidico giorno della dipartita, trascorrono il tempo a giocare a canasta, a sorseggiare vino rosso o whisky, ad innamorarsi, a girare in tram o in taxi su e giù per la città, a svelare intrighi, a partecipare a delle cerimonie funebri e ai rinfreschi che ne seguono,... insomma non hanno di che annoiarsi.
La mia preferita è sicuramente Irma! Con il suo ottimismo perenne e la sua giovialità mi è piaciuta sin dall’inizio! La battuta sempre pronta, un certo coraggio a sfidare le regole e la penna sempre pronta a denunciare un abuso ne fanno una simpatica eroina.
Più tranquilla e pacata invece è Siiri, che tuttavia dimostra arguzia e prontezza di spirito (un po’ meno di corpo, ma ciò non le impedisce di accorrere in soccorso della sua amica quando necessita!), nonché un sesto senso nei confronti delle persone che incontra, riuscendo a stabilire con facilità di chi può fidarsi è di chi no...io credo che non ci riuscirò mai!!
Infine Anna-Liisa, che inizia occupando un posto più marginale, ma che pian piano con il suo acume da ex professoressa di grammatica e la sua costante presenza, soprattutto per Siiri durante l’assenza della sua amica Irma, entra nel terzetto a tutti gli effetti.
Assolutamente insopportabile invece la caporeparto Virpi Hiukkanen, una vera torturatrice di vecchietti, capace delle peggiori angherie e sorda a qualunque richiesta riceva dagli ospiti di cui invece dovrebbe occuparsi! Manovra sapientemente marito, il sistema e chiunque venga a contatto con lei: una vera antagonista a tutti gli effetti! Le mancano solo gli artigli e le lingue di fuoco! Immaginatevi quindi come gli abitanti di Villa del Lieto Tramonto possano sentirsi al suo cospetto!
Tra i protagonisti non posso dimenticare Mika, un misterioso taxista che lotta alacremente contro un sistema sordo e cieco di fronte a quanto accade alla numerosa popolazione anziana. Un personaggio a tutti gli effetti buono, ma che (pure lui!) non mi convince pienamente. Ho la sensazione che nasconda qualcosa e che non sia come appare, nonostante il suo comportamento non lasci dubbi sulle sue vere intenzioni! È palesemente una mia sensazione, dato che Siiri non ha dubbi sulla sua totale buona fede 😜!

Riassumendo in poche righe il mio pensiero, mi trovo quindi in una di quelle rare occasioni in cui non mi sento di incoraggiare la lettura di un libro. Non è certamente uno dei più brutti che abbia letto (quelli di solito non riesco nemmeno a finirli!), ma la mancanza di coinvolgimento, la scrittura lenta e pesante e soprattutto la mancanza di giallo in un libro sbandierato come tale, mi portano a non esserne particolarmente entusiasta. La nota positiva delle tre vecchiette protagoniste non basta a reggere un romanzo di quasi 300 pagine. 

È un libro di denuncia, un modo alternativo di mettere sotto il riflettore il problema dello stato di abbandono degli anziani e della corruzione che gira intorno ai servizi di cui necessitano. Se venisse presentato così, allora sarebbe inquadrato correttamente e un lettore non si troverebbe deluso!
Mi auguro che a voi non abbia fatto il mio stesso effetto e sono curiosa come sempre di sentire il vostro parere, soprattutto se contrasta il mio! 😜


GIUDIZIO COMPLESSIVO

Trama: 7 1/2
Scrittura: 7
Personaggi: 9
Complessivo: 7/8


Un abbraccio a tutti e ci risentiamo prestissimo!

Simo