martedì 20 novembre 2018

Recensione di “Dai tuoi occhi solamente” di Francesca Diotallevi

Ciao a tutti!!! Sento già digrignare i denti di Laura La Libridinosa, Stefania di Due lettrici quasi perfette e Laura de La biblioteca di Eliza, grandi creatrici della Challenge a cui sto finendo di partecipare!
Lo so sono più in ritardo del solito e sento le lancette dell’orologio ticchettare inesorabilmente!

Oggi vi presento il libro suggeritomi dalle Ciambels che mi ha lasciato diverse sensazioni!

CARTA DI IDENTITÀ 


COPERTINA



AUTORE: Francesca Diotallevi
TITOLO: Dai tuoi occhi solamente 
PAGINE: 208
CASA EDITRICE: Neri Pozza
PERCHÉ L'HO LETTO: come vi ho già accennato è il titolo impostomi dalle Ciambels
GENERE: biografia romanzata 

TRAMA

New York, 1954. Capelli corti, abito dal colletto tondo, prime rughe attorno agli occhi, ventotto anni, Vivian ha risposto a un’inserzione sul New York Herald Tribune. Cercavano una tata. Un lavoro giusto per lei. Le famiglie l’hanno sempre incuriosita. La affascina entrare nel loro mondo, diventare spettatrice dei loro piccoli drammi senza esserne partecipe, e osservare la recita, la pantomima della vita da cui soltanto i bambini le sembrano immuni.
La giovane madre che l’accoglie ha labbra perfettamente disegnate con il rossetto, capelli acconciati in onde rigide, golfini impeccabili. Dietro il suo perfetto abbigliamento, però, Vivian sa scorgere la crepa, il muto appello di una donna che sembra chiedere aiuto in silenzio. Del resto, questo è il suo lavoro: prendersi cura della vita degli altri.
L’accordo arriva in fretta. A lei basta poco: una stanza dove raccogliere le sue cose; una città, come New York, dove potere osservare le vite incrociarsi sulle strade, scrutare mani che si stringono, la rabbia di un gesto, la tenerezza in uno sguardo, l’insopportabile caducità di ogni istante. Ed essere, nello stesso tempo, invisibile, sola nel mare aperto della grande città, a spingere una carrozzina o a chinarsi per raddrizzare l’orlo della calza di un bambino.
Scrutare i gesti altrui e guardarsi bene dall’esserne toccata: questa è, d’altronde, la sua esistenza da tempo. Troppe, infatti, sono le ferite che le sono state inferte nell’infanzia, quando la rabbia di un gesto – di sua madre, Marie, o di suo fratello Karl, animati dalla medesima ira nei confronti del mondo – si è rivolta contro di lei. Sola nella camera che le è stata assegnata, Vivian scosta le tende dalla finestra, lancia un’occhiata al cortiletto ombroso e spoglio nel sole morente di fine giornata, estrae dalla borsa la sua Rolleiflex e cerca la giusta inquadratura per catturare il proprio riflesso che appare contro l’oscurità del vetro.
È il solo gesto con cui Vivian Maier trova il suo vero posto nel mondo: stringere al ventre la sua macchina fotografica e rubare gli istanti, i luoghi e le storie che le persone non sanno di vivere.


RECENSIONE

Ecco un altro libro che mi ha lasciato sensazioni strane e diverse.
A prescindere dal fatto che l’ho trovato uno splendido volume, vi confesso che essendo io un’amante delle storie a lieto fine non ho potuto apprezzare completamente questo romanzo.
Perché anche se travagliate, dolorose, in salita,...io voglio il classico lieto fine che, ahimè, in questa storia non ho trovato...almeno per i miei canoni.

Anche la stessa protagonista lo afferma:

Non tutte le storie sono storie d’amore, non tutte le storie hanno lieto fine. La mia è la storia di chi ha vissuto attraverso le storie degli altri, di chi ha visto tutto senza mai essere vista. La mia è la storia di un’ombra.”

Ecco questa esistenza vissuta intensamente, non rinnegando mai se stessa, circondata da bambini, allontanando le persone che causavano dolore...ma anche buona parte delle altre, sicuramente è ammirevole, ma mi ha creato una vena di malinconia e di nostalgia per un qualcosa che avrebbe potuto essere e non è mai stato.

Questo romanzo che sostanzialmente inventa la vita della grande fotografa Vivian Maier immortala letteralmente l’esistenza di questa grande donna e trovo che sia un racconto più che realistico di quello  che probabilmente è davvero successo.

Ho trovato la scrittura della Diotallevi molto delicata e precisa: con un tocco leggero e acuto ha osservato dall’obiettivo Vivian e ce l’ha dipinta su carta; inutile dire che resterete incollati alle pagine fino alla fine.

Fondamentalmente si tratta di un romanzo con una sola protagonista, che di volta in volta viene circondata da persone importanti, che però per via di questo enorme muro che Vivian erige non restano nella sua vita troppo a lungo.
Partendo dalla madre, dalla quale sarei scappata pure io, che la segna con cattiveria profonda, passando per Jeanne, colei che le trasmise la passione della fotografia e la incitó a realizzarla, per la cara zia Marie Florentine che la ama anche se non riesce a trattenerla, per il taciturno e amorevole nonno Nicolas che ha sempre la porta aperta per lei, per finire alla famiglia Warren formata dalla capricciosa madre, dalle due pesti Grace e Arthur e dal padre Frank che scuoterà Vivian profondamente e riveste un ruolo importante per lei.

Insomma correte anche voi a conoscere Vivian! La scrittrice ha riempito alcune pagine finali con le notizie vere ritrovate sulla fotografa...mi hanno fatto venire i brividi e non lasceranno indifferenti nemmeno voi, ne sono sicura!



GIUDIZIO COMPLESSIVO

Trama: 8
Scrittura: 10
Personaggi: 9
Complessivo: 9



Simo

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