sabato 11 maggio 2019

Recensione de “L’isola delle anime” di Johanna Holmström



Ciao a tutti e bentrovati tra le mie nuvole!! 
Come al solito mi  trovate: di corsa, all’ultimo e praticamente in ritardo nella pubblicazione delle mie recensioni legate alla Challenge a cui sto partecipando.

A mia parziale discolpa, questa volta devo dire che il libro che mi è stato consigliato mi ha turbato parecchio e le storie narrate sono state molto forti a parer mio.

Ma venite con me che ve le presento subito!


CARTA DI IDENTITÀ 


COPERTINA




AUTORE: Johanna Holmström
TITOLO: L’isola delle anime
PAGINE: 363
CASA EDITRICE: Neri Pozza
PERCHÉ L'HO LETTO: “obbligata” dalla Challenge mangereccia e nello specifico “per colpa” di Stefania del blog Due lettrici quasi perfette
GENERE: narrativa 

TRAMA

Finlandia, 1891. Una notte, ai primi di ottobre, una barchetta scivola sull'acqua nera del fiume Aura. A bordo, Kristina, una giovane contadina, rema controcorrente per riportare a casa i suoi due bambini raggomitolati sul fondo dell'imbarcazione. Le mani dolenti e le labbra imperlate di sudore, rientra a casa stanchissima e si addormenta in fretta. Solo il giorno dopo arriva, terribile e impietosa, la consapevolezza del crimine commesso: durante il tragitto ha calato nell'acqua densa e scura i suoi due piccoli, come fossero zavorra di cui liberarsi. La giovane donna viene mandata su un'isoletta al limite estremo dell'arcipelago, dove si erge un edificio, un blocco in stile liberty con lo steccato che corre tutt'attorno e gli spessi muri di pietra che trasudano freddo. E Själö, un manicomio per donne ritenute incurabili. Un luogo di reclusione da cui in poche se ne vanno, dopo esservi entrate. Dopo quarant'anni l'edificio è ancora lì ad accogliere altre donne «incurabili»: Martha, Karin, Gretel e Olga. Sfilano davanti agli occhi di Sigrid, l'infermiera, la «nuova». I capelli cadono intorno ai piedi in lunghi festoni e poi vengono spazzati via, si apre la cartella clinica della paziente, ma non c'è alcuna cura, solo la custodia. Un giorno arriva Elli, una giovane donna che, con la sua imprevedibilità, porta scompiglio tra le mura di Själö. Nella casa di correzione dove era stata rinchiusa in seguito alla condanna per furti ripetuti, vagabondaggio, offesa al pudore, violenza, rapina, minacce e possesso di arma da taglio, aveva aggredito le altre detenute senza preavviso. Mordeva, hanno detto, e graffiava. L'infermiera Sigrid diventa il legame tra Kristina ed Elli, tra il vecchio e il nuovo. Ma, fuori dalle mura di Själö la guerra infuria in Europa e presto toccherà le coste dell'isola di Àbo.


RECENSIONE

Come potete leggere nelle prime pagine del romanzo, la scrittrice prende spunto per la sua storia da quanto accaduto nel corso degli anni all’ospedale di Själö, nell’arcipelago di Nagu situato in Finlandia e dagli studi che un certo Pierre Pomme ha condotto, anche tramite degli esperimenti terribili, sulle donne affette da isteria e su discutibili metodi di guarigione che sono stati un pallidissimo inizio della psichiatria moderna.

Da qui prende il via una serie di storie di donne affette  dalle più svariate problematiche mentali, che vengono internate in questo ospedale e ci trascorrono quasi tutte  l’intera vita restante.

Sono ragazze, donne e anziane molto diverse tra loro, che intrecciano le loro esistenze con quelle delle infermiere che le seguono ogni giorno. 
In particolare conoscerete da vicino Kristina ed Elli, due pazienti, e Sigrid, una delle infermiere.

Se avete letto la sinossi che ho inserito qui sopra, avrete già capito che la storia di Kristina é quella che più mi ha reso difficile la lettura. Ogni qualvolta le vittime sono dei bambini, mi ritrovo davvero col cuore in gola e dolorante, provo a mettermi nella mente di questa mamma che ha compiuto un gesto estremo, ma, nonostante quanto viene poi descritto, non riesco comunque a farmene una ragione, così resto ferma nella lettura e devo far passare qualche giorno prima di riuscire a proseguire.
Tolto comunque questo mio personale pensiero, torniamo alla recensione del libro.

Ambientato appunto su un’isoletta sperduta della Finlandia, osserviamo quanto avviene tra il 1891, anno in cui si compie la tragedia di Kristina, il 1934, anno di arrivo a Själö di Elli, il 1936, anno in cui si approfondisce la storia di Sigrid, ed infine il 1997, anno della morte della dolce infermiera.
Il libro é composto da 3 grandi sezioni, più un prologo ed un epilogo, tutti suddivisi in capitoli piuttosto brevi che rendono molto scorrevole e agevole la lettura. 
Lo so che ve l’ho già detto, ma questo tipo di struttura mi aiuta molto ad apprezzare un testo, perché mi dá l’impressione di riuscire a “respirare” durante la lettura, e vi garantisco che in questo romanzo serve spesso! 

Altro punto a favore della scrittrice é naturalmente l’intensità delle vicende. 
Sono 3 storie al femminile, 3 storie molto dolorose, 3 storie che hanno comunque fatto scalpore all’epoca in cui vengono ambientate.
Sicuramente leggendole non potrete restarne indifferenti.
Unico neo che ho trovato a Johanna Holmström é la mancata chiarezza di alcuni punti della storia. 
Mi riferisco in particolare alla storia di Elli, che non ho capito in alcuni passaggi sia riferiti al passato che agli anni che passa in ospedale. 
Magari sono io che non sono riuscita ad afferrare pienamente anche quanto scritto tra le righe, ma ho avuto l’impressione che la storia di Kristina fosse stata sviscerata in ogni dettaglio, mentre per quanto riguarda  Elli e Sigrid l’autrice sia stata un po’ troppo frettolosa.

Le protagoniste vengono ben descritte e lungo tutto il testo penetriamo nelle loro menti e nei loro ragionamenti, quindi si tratta di un viaggio introspettivo che vi porterà a vivere giorno per giorno i loro drammi, i loro momenti di lucidità, gli attimi di follia, le giornate di calma,...ma mai la serenità dell’animo e mai per un solo giorno l’oblio del motivo per cui sono state condotte a Själö.

Vi lascio col consiglio di approcciare questo romanzo, se avete voglia di mettere a nudo i vostri sentimenti e di affrontare una lettura non allegra, non divertente, non gioviale.
Il finale non vi deluderà, io ne sono stata soddisfatta e Sigrid, Elli e Kristina, insieme a tutte le altre figure che incontrerete, vi entreranno nel cuore e vi trasporteranno in un luogo dove il silenzio non esiste e le urla strazianti sono all’ordine del giorno, ma dove incontrerete anche il sorriso delle infermiere che supportano le pazienti e i verdi prati e il mare col suo sciabordio che regalano  a volte un attimo di pace...non solo alle pazienti.


GIUDIZIO COMPLESSIVO

Trama: 8
Scrittura: 8
Personaggi: 8
Complessivo: 8

Come sempre, mi piacerebbe conoscere la vostra opinione...linkatemela se vi va!

Buon weekend letterario a tutte: domani Salone del Libro a Torino per me!!!

Simo

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