venerdì 20 luglio 2018

Recensione di “Fancy Red” di Caterina Bonvicini

Buongiorno a tutti e bentrovati! 
Si sta per concludere il mio mese da Prefetto nella Challenge Tutti ad Hogwarts con le tre Ciambelle e come al solito sono in ritardo, colpevoli questa volta un paio di letture non proprio appassionanti. Della prima vi ho parlato qualche giorno fa e della seconda vi parlo oggi. L’ho finita stanotte e mi ha lasciato sentimenti contrastanti! Vi è mai capitato di non saper dare un giudizio preciso alle vostre letture? A me è successo proprio con questo libro.

CARTA DI IDENTITÀ 


COPERTINA




AUTORE: Caterina Bonvicini
TITOLO: Fancy Red
PAGINE: 300
CASA EDITRICE: Mondadori
PERCHÉ L'HO LETTO: titolo impostomi dalle tre ciambelle. Finora l’unico che non mi ha “rapita” completamente!
GENERE: giallo-noir

TRAMA

Lindos, Grecia. È una notte d'estate. Un uomo si sveglia in una lussuosa camera da letto che non riconosce. Sdraiata accanto a lui c'è una ragazza che sta piangendo. Distesa a terra, un'altra donna. È sua moglie Ludovica: morta. «Sei stata tu?» chiede alla ragazza. «No, sei stato tu» risponde lei. Lui è Filippo, fa il gemmologo per Sotheby's. L'incontro con Ludo risale a cinque anni prima: lei, giovane e ribelle, figlia di un finanziere milanese, vuole vendere tutti i gioielli della madre, appena ereditati. Tranne uno: un Fancy Vivid Red, il rarissimo diamante rosso che porta al naso, montato come un piercing. A Filippo i diamanti piace guardarli, non possederli, è la sua regola da sempre. Ma la infrange quando si innamora di Ludo e del suo Fancy Red. Lì ha inizio la sua fine. Nel giro di sei mesi lui e Ludo sono sposati. Si amano molto, di un amore geloso e passionale, fatto di tradimenti veri e presunti, in un gioco erotico che li porta ai quattro angoli del mondo, da Lisbona a Cuba, dalle Fiandre all'Argentina, alla ricerca dell'avventura perfetta. Di quella notte fatale in Grecia, Filippo non ricorda nulla. Sa solo che lui e la ragazza, nel panico, si sono sbarazzati del corpo, buttandolo in mare. Ludo, per tutti, è annegata durante una nuotata. Ma dieci mesi dopo il diamante ricompare e il caso viene riaperto. Il Fancy Red è tornato, come un fantasma destinato a perseguitare Filippo e a metterlo di fronte alle sue colpe. Può davvero essere stato lui a uccidere la donna che amava? E perché? Per gelosia? Quanto tempo ci vorrà prima che il padre di Ludo e la polizia lo scoprano? Chi è davvero la ragazza con cui lui e sua moglie hanno passato la notte? Una delle più importanti voci della narrativa italiana scrive un romanzo dal respiro globale, che parte da un epicentro milanese e si espande, procedendo per flashback e rivelazioni, nello spazio e nel tempo, dall'assedio di Sarajevo alla crisi argentina del 2001, dalle bettole dell'Avana ai ristoranti di Anversa. Fancy Red è un noir hitchcockiano, un thriller psicologico pervaso da una suspense costante, una bellissima storia d'amore il cui protagonista indiscusso è il desiderio, indomabile e capriccioso come Ludo e la sua pietra. Di questo romanzo – costruito come un ottaedro, la struttura cristallina della gemma – i diamanti sono il perimetro e il filo rosso: "condannati a guardare da vicino la miseria estrema e la ricchezza estrema", nelle mani di Caterina Bonvicini diventano uno strumento perfetto per raccontare l'abisso spaventoso che separa potere e sottomissione, ricchezza e povertà.


RECENSIONE

Come avrete capito dalla sinossi, ci troviamo di fronte ad un misterioso omicidio avvenuto ai giorni nostri (la vicenda salta tra il 2014 e il 2017): Filippo si sveglia dopo una notte di baldoria di cui non ricorda assolutamente nulla e si trova con l’adorata moglie morta e una sconosciuta di cui non conosce nemmeno il nome, che lo accusa di essere il colpevole.
Inizia da qui la complessa e dolorosa ricostruzione di quanto accaduto, di chi fosse realmente la moglie Ludó e di chi sia lui stesso, partendo da Lindos dove avviene il delitto, passando per le Fiandre, Sarajevo, Lisbona, Cuba, l’Argentina e Milano, dove è ambientata la maggior parte della storia.

Il potere che esercita un raro e preziosissimo diamante  di famiglia, il Fancy (Vivid) Red per l’appunto, è al centro di questo libro: accompagna la povera Ludó fino alla fine, scompare (ma soprattutto riappare!) in momenti cruciali e ovviamente porta le persone a fare gesti estremi per averlo tra le mani, sia a coloro che lo anelano per motivi completamente sentimentali (era l’unico gioiello che Ludó conservava gelosamente e portava sempre con sé), sia a coloro che lo inseguono per il suo valore economico (si parla di svariati milioni di dollari!).

Tuttavia non ci troviamo di fronte all’ennesimo delitto per avidità. 
Come ci spiega lo stesso Filippo, gemmologo di fama internazionale, non si può semplicemente rubare e rivendere magari al mercato nero un diamante con le sue caratteristiche. Prima o poi il proprietario originario viene a sapere se qualcuno sta tentandodi piazzarlo e così in qualche modo “torna da lui”!

La struttura scelta dall’autrice rispecchia in tutto e per tutto la pietra, come lei stessa spiega nelle note finali “ho costruito il romanzo come un ottaedro (le otto facce triangolari diventano otto capitoli da tre paragrafi) perché è la struttura cristallina del diamante.”

La scrittura è abbastanza chiara e piuttosto piacevole, anche se nel capitolo finale ammetto di aver letto più volte alcuni paragrafi per capire “chi” effettivamente stesse parlando in quel momento e non sono tuttavia riuscita a comprenderlo con precisione, ma non è stata in grado di avvolgermi e catturarmi, se non in alcuni tratti. 

I personaggi principali sono Filippo, Ludó e Isabel. E ahimè anche di loro non mi sono innamorata!
Ludó ha dei tratti senza dubbio magnetici: un modo di fare irrefrenabile, pazzo e senza pensieri, totalmente coinvolgente, a tratti irriverente, completamente lontana dal farsi influenzare dalle opinioni altrui, ma allo stesso tempo egoista, viziata, quasi perfida. Ha di certo l’attenuante di aver avuto un’infanzia terribile, al centro di un forte momento storico, passato molto in sordina e che ha lasciato una lunga scia di sangue, sconosciuta alla maggior parte della gente. Tuttavia trovo che il rapporto col marito, che rappresenta la sua vera felicità, sia perlomeno distante dal mio modo di concepire l’amore perfetto. Non proseguo per non rovinarvi la lettura, ma mi farebbe piacere conoscere la vostra visione della vicenda.

Isabel, beh, non posso parlarvi di lei senza svelare importanti passaggi del romanzo, per cui mi limiterò a dirvi che è un personaggio molto misterioso e fondamentale, sicuramente quello che attrae maggiormente per la sua storia ( e per il suo presente!) e che nel capitolo finale mi lascia davvero a bocca aperta. Non sono comunque stata in grado di capire il suo personaggio: quanto di vero e quanto di “montato”ci fosse un lei ancora adesso non lo so.

Filippo è stato un personaggio che mi è piaciuto molto. Nonostante alcuni suoi comportamenti siano stati perlomeno esagerati e irrealistici, mi è parso un burattino sbatacchiato a destra e sinistra e manipolato dai personaggi più “forti” che si incontrano nella vicenda. Un uomo distrutto dall’assenza della moglie e che vediamo giorno per giorno scavare nella sua mente e in ciò che lo circonda per capire quanto effettivamente sia successo. Mi ha fatto molta tenerezza e compassione!

Quasi dimenticavo il padre d Ludó: il personaggio che mi ha conquistata di più! Attaccatissimo alla figlia, quasi di più che agli altri due che ha, è un milionario che abbandona tutto per scoprire cosa sia realmente successo a Ludó e ogni pagina che li descrive insieme è di una dolcezza profonda. Tratta Filippo come un figlio: è sempre presente ma non si impone e cerca di aiutarlo con discrezione ad affrontare il lutto della figlia. Mi ha subito ispirato simpatia e il suo comportamento nello svolgimento della storia mi ha confermato sempre di più questa opinione.

Eccomi quindi al termine della mia recensione ed eccomi impalata nel non saper dare un giudizio bianco o nero di questo romanzo.
Tecnicamente è un buon libro: struttura intrigante, capitoli della giusta lunghezza, un buon giallo, l’ambientazione noir ma anche colorata e briosa, il ritmo giusto, personaggi per lo più ben costruiti e delineati.
Emozionalmente, invece, non mi ha lasciato nulla. È un libro che non si lascia a metà per carità, si legge abbastanza piacevolmente, i vari fatti ti incuriosiscono, ma trovo alcuni punti della storia abbastanza irreali, i personaggi non mi catturano, ma soprattutto il finale non mi è piaciuto, mi è sembrato troncato e inconcluso, caratteristica che detesto.

Ora lascio a voi il piacere di dirmi cosa ha suscitato in voi questo libro...alla prossima!


GIUDIZIO COMPLESSIVO

Trama: 8
Scrittura: 8
Personaggi: 7
Complessivo: 7/8



Buona giornata a tutti e grazie di essere passati da qui!

Simo

lunedì 16 luglio 2018

Recensione di “Mistero a Villa del Lieto Tramonto” di Minna Lindgren

Bentrovati a tutti e buona giornata!
È di nuovo lunedì e, se non dovessi andare al lavoro, sarebbe una giornata perfetta: frescolino che nel corso della giornata diventerà afa pazzesca, i miei bimbi in vacanza che poi si sveglieranno e litigheranno, la casa da rimettere in ordine via delle grandi pulizie in atto,...no no meglio andare in ufficio!!! 😂😂😂

Sempre per via delle Challenge a cui sto partecipando, ho letto questo libro che avevo da un po’ di tempo nella mia lista dei romanzi da leggere! Tuttavia non è stato come mi aspettavo e mi ha lasciato un po’ stranita...venite con me che vi spiego come mai!


CARTA DI IDENTITÀ 


COPERTINA




AUTORE: Minna Lindgren
TITOLO: Mistero a Villa del Lieto Tramonto
PAGINE: 284
CASA EDITRICE:  Sonzogno
PERCHÉ L'HO LETTO: finalmente è capitata l’occasione di leggere questo giallo che avevo da un po’ nella mia TBR
GENERE: narrativa nordica - giallo


TRAMA

A Villa del Lieto Tramonto, ridente casa di riposo immersa nella foresta vicino a Helsinki, è l'ora del caffè e, come al solito, Irma e Siiri, due vivaci novantenni ospiti della residenza, amano trascorrere quel momento in perfetto relax. Dopo le partite a canasta, le lezioni di ginnastica dolce, il whiskino prescritto dal medico o le riunioni del gruppo per la memoria, un'oretta di svago ci vuole per scambiarsi ricordi di giovinezza o spettegolare sul funerale del giorno, che è pur sempre una festa e un avvenimento per curare il proprio look. Ma soprattutto, l'ora del caffè dà l'occasione per criticare il regolamento e l'incuria del personale specializzato, quello che figli e nipoti, per guarire i sensi di colpa, chiamano "servizi di eccellenza". Per fortuna dalla Villa si può anche uscire, andare in giro in tram per rifarsi l'occhio con le bellezze della capitale finlandese, e così a Siiri, Irma e alla loro terza compagna, Anna-Liisa, capita di osservare, con bonario sarcasmo, le stranezze del mondo moderno che le circonda. A turbare la routine delle tre amiche è però un fatto terribile: la morte, in circostanze misteriose, del giovane cuoco, sempre gentile e pieno di allegria, accompagnata da una serie di episodi inquietanti che rivelano il lato sinistro di quel rifugio, ora non più così accogliente. Provette Miss Marple, Siiri, Irma e Anna-Liisa si trasformano in intraprendenti investigatrici.


RECENSIONE

Avevo già da qualche tempo (complice anche la copertina che trovo bellissima!) la curiosità di leggere questa trilogia ambientata ai giorni nostri a Helsinki, in una moderna struttura per anziani, suddivisa tra numerosi appartamenti per gli ospiti autosufficienti e la “casa di gruppo” (altrimenti detta temibile “reparto di isolamento”), dove finiscono  i soggetti con grave demenza. 
Peccato che queste persone, nella grande maggioranza dei casi, siano stati perfettamente in salute fino a poco prima del loro ingresso in questa zona e, quando tale sorte tocca anche ad una di loro, le nostre protagoniste, le arzille plurinovantenni Siiri, Irma e Anna-Liisa, si trovano costrette ad indagare parallelamente anche allo strano decesso del simpatico cuoco Tero.

Se pensate di trovarvi di fronte ad un classico giallo, purtroppo devo deludervi: la parte dedicata al “mistero” non è niente di speciale, piuttosto confusa, di secondaria importanza e poco “intricata” per i miei gusti.
Certamente una parte “investigativa” c’è, un omicidio effettivamente è stato commesso, ma si tratta più che altro di denuncia di truffe, gonfiaggio dei prezzi, ...e basta se no vi svelo quel poco di enigmatico che c’è!

La maggior parte del romanzo si dedica allo stato di abbandono e solitudine di moltissimi anziani ai giorni nostri, che vengono “dimenticati” da parte di figli e parentiche pensano in tale modo di pulirsi la coscienza, avendo fatto il loro “dovere” e facendosi sentire poche volte all’anno, in queste case di riposo altamente “qualificate” in termini di servizi e struttura.
Denuncia certamente attuale, ma che non mi aspettavo di trovare in un libro paragonato ai gialli di Agatha Christie! 

L’autrice ha una scrittura che non è riuscita a catturarmi: non che sia poco chiara o non fluente, ma si dilunga in particolareggiate descrizioni dei luoghi che le nostre protagoniste vedono durante i loro interminabili viaggi sui tram cittadini, che sono quasi dei coprotagonisti. 
In particolare Siiri ama metterci ore di viaggio per arrivare alle destinazioni scelte e sovente ci troviamo di fronte ad un’accurata descrizione di linee, scambi e “giochi” fattibili incastrando i diversi percorsi urbani. 
Senza contare l’interminabile elenco di impronunciabili (ma questo ovviamente è un mio limite, l’autrice scrive nella sua lingua e fa riferimento senza dubbio a luoghi che la circondano) opere edilizie e culturali, costruite da altrettanti architetti nordici dai nomi anch’essi alquanto complicati, che appesantiscono la narrazione rendendola a tratti noiosa e pesante. Non sono arrivata al punto di dover abbandonare la lettura, ma certamente ci ho messo molto più tempo del dovuto a leggerlo, non riuscendo a fare più di pochi capitoli per volta almeno fino a un buon punto del libro. 
La parte finale scorre un po’ più facilmente, ma non mi ha fatto scattare comunque quella “febbre” che mi prende in alcuni libri e che mi fa fare nottata. Essendo questo il primo volume di una trilogia, dubito che leggeró anche gli altri due e me ne dispiaccio molto, dato che amo terminare le cose...ma mai dire mai! 😉 

Sicuramente la parte migliore del romanzo sono le tre vecchiette protagoniste! Loro si che ci regalano dei momenti simpatici ed irriverenti.
Mentre aspettano “tic tac tic tac tic tac” il fatidico giorno della dipartita, trascorrono il tempo a giocare a canasta, a sorseggiare vino rosso o whisky, ad innamorarsi, a girare in tram o in taxi su e giù per la città, a svelare intrighi, a partecipare a delle cerimonie funebri e ai rinfreschi che ne seguono,... insomma non hanno di che annoiarsi.
La mia preferita è sicuramente Irma! Con il suo ottimismo perenne e la sua giovialità mi è piaciuta sin dall’inizio! La battuta sempre pronta, un certo coraggio a sfidare le regole e la penna sempre pronta a denunciare un abuso ne fanno una simpatica eroina.
Più tranquilla e pacata invece è Siiri, che tuttavia dimostra arguzia e prontezza di spirito (un po’ meno di corpo, ma ciò non le impedisce di accorrere in soccorso della sua amica quando necessita!), nonché un sesto senso nei confronti delle persone che incontra, riuscendo a stabilire con facilità di chi può fidarsi è di chi no...io credo che non ci riuscirò mai!!
Infine Anna-Liisa, che inizia occupando un posto più marginale, ma che pian piano con il suo acume da ex professoressa di grammatica e la sua costante presenza, soprattutto per Siiri durante l’assenza della sua amica Irma, entra nel terzetto a tutti gli effetti.
Assolutamente insopportabile invece la caporeparto Virpi Hiukkanen, una vera torturatrice di vecchietti, capace delle peggiori angherie e sorda a qualunque richiesta riceva dagli ospiti di cui invece dovrebbe occuparsi! Manovra sapientemente marito, il sistema e chiunque venga a contatto con lei: una vera antagonista a tutti gli effetti! Le mancano solo gli artigli e le lingue di fuoco! Immaginatevi quindi come gli abitanti di Villa del Lieto Tramonto possano sentirsi al suo cospetto!
Tra i protagonisti non posso dimenticare Mika, un misterioso taxista che lotta alacremente contro un sistema sordo e cieco di fronte a quanto accade alla numerosa popolazione anziana. Un personaggio a tutti gli effetti buono, ma che (pure lui!) non mi convince pienamente. Ho la sensazione che nasconda qualcosa e che non sia come appare, nonostante il suo comportamento non lasci dubbi sulle sue vere intenzioni! È palesemente una mia sensazione, dato che Siiri non ha dubbi sulla sua totale buona fede 😜!

Riassumendo in poche righe il mio pensiero, mi trovo quindi in una di quelle rare occasioni in cui non mi sento di incoraggiare la lettura di un libro. Non è certamente uno dei più brutti che abbia letto (quelli di solito non riesco nemmeno a finirli!), ma la mancanza di coinvolgimento, la scrittura lenta e pesante e soprattutto la mancanza di giallo in un libro sbandierato come tale, mi portano a non esserne particolarmente entusiasta. La nota positiva delle tre vecchiette protagoniste non basta a reggere un romanzo di quasi 300 pagine. 

È un libro di denuncia, un modo alternativo di mettere sotto il riflettore il problema dello stato di abbandono degli anziani e della corruzione che gira intorno ai servizi di cui necessitano. Se venisse presentato così, allora sarebbe inquadrato correttamente e un lettore non si troverebbe deluso!
Mi auguro che a voi non abbia fatto il mio stesso effetto e sono curiosa come sempre di sentire il vostro parere, soprattutto se contrasta il mio! 😜


GIUDIZIO COMPLESSIVO

Trama: 7 1/2
Scrittura: 7
Personaggi: 9
Complessivo: 7/8


Un abbraccio a tutti e ci risentiamo prestissimo!

Simo

mercoledì 27 giugno 2018

Recensione di “Una bambina nel buio” di Antonella Boralevi

Buongiorno a tutti!!!! Come state? Io sono al mio penultimo giorno di ferie e come sempre vi giungo stanchissima, con un terzo delle cose previste fatte e con la malinconia di dover tornare troppo presto in ufficio!
Samuele sta trascorrendo i suoi ultimi giorni alla scuola dell’infanzia e Arianna si sta preparando per la cresima facendo un campo...e la malinconia mi assale!

Ma veniamo a noi! Ho finito da poche ore la lettura di questo libro e sono ancora attraversata dalle mille emozioni che mi ha suscitato!

È un libro molto forte, soprattutto nella parte finale, per cui preparate gli stomaci! 


CARTA DI IDENTITÀ 


COPERTINA




AUTORE: Antonella Boralevi 
TITOLO: La bambina nel buio
PAGINE: 594
CASA EDITRICE: Baldini + Castoldi
PERCHÉ L'HO LETTO: Cappello Parlante di questo mio mese da Prefetto...che emozione!!
GENERE: noir


TRAMA

1985. In una splendida villa della campagna veneta, Paolo e Manuela festeggiano i loro venti anni di matrimonio. Hanno una bambina dolcissima di undici anni, Moreschina. Tutta la buona società di Venezia è accorsa alla loro festa. Camerieri in guanti bianchi, champagne nei calici di cristallo, danze, flirt, pettegolezzi, allegria. Eppure, dentro la gioia, vibra una nota di inquietudine. Un'ansia che cresce a ogni pagina. La festa finirà con una tragedia indicibile. 32 anni dopo, una inglesina di trent'anni, Emma Thorpe, sbarca a Venezia. Si porta dietro un segreto. E finisce in un Palazzo sul Canal Grande, che nasconde più segreti di lei. Il proprietario è il conte Bonaccorso Briani. Un uomo durissimo, solitario e misterioso. Il destino mette sulla strada di Emma un seducente commissario siciliano, incallito sciupafemmine. Indagano insieme in una Venezia affascinante e insolita, avvolta dalla nebbia, frustata dalla pioggia di novembre. In un crescendo di tensione e colpi di scena, il mistero di tanti anni prima trova finalmente soluzione. È il mistero del buio che tutti ci abita.


RECENSIONE 

Quando ho iniziato a leggere in giro le recensioni di questo libro, mi sono immediatamente detta “DEVO LEGGERLO ANCHE IO!”. Al di là dei pareri in maggioranza positivi, ho trovato la trama molto intrigante, intensa, ma anche bella tosta!

Effettivamente la lettura non mi ha lasciato affatto delusa!
Veniamo calati nella provincia veneta degli anni 80 e in parallelo dei giorni nostri, poiché la storia si svolge su due orizzonti temporali.
Incontriamo lo sfarzo più estremo di Villa La Fiorita, il luogo dove avviene la vicenda del 1985, completamente arredata con statue, dipinti, mobili pregiati e, per l’occasione (ci troviamo a festeggiare un anniversario di matrimonio!), agghindata con “Lunghi tavoli coperti da tovaglie candide, calici di cristallo di Boemia, enormi secchielli d’argento pieni di bottiglie di champagne” e la triste aria di decadenza di Palazzo Briani, dove si svolge la vicenda del novembre 2017, con un’unica donna di servizio, il silenzio che rimbomba nei corridoi, numerose stanze chiuse con i mobili ricoperti da lenzuola, contrapposte comunque alle camere “vissute” estremamente eleganti, colme di libri antichi e ordinati (ci sono più di 6000 volumi...un paradiso per qualunque lettore!), tavoli da pranzo kilometrici riccamente imbanditi, quadri e dipintinper i corridoi.

Come avrete capito, l’atmosfera generale del libro è generalmente malinconica, triste, umidiccia per via della pioggia incessante che cade nella maggior parte della narrazione, cupa, pesante,...cosparsa di disgrazie, sparizioni, morti, sangue. Insomma un noir come si deve!!!

Come accennavo poc’anzi la storia si svolge su due piani temporali: il 1985, anno in cui, durante la festa di anniversario dei coniugi Paolo e Manuela  Zanca, coppia di nuovi miliardari arricchitisi con le proprie forze grazie ad un prodotto innovativo ideato da Paolo, accade la tragedia che segnerà le loro vite per sempre e il 2017, anno in cui giunge da Londra l’ex avvocato Emma Thorpe, col suo carico di dolore inconsolabile, in visita a Palazzo Briani e che con l’aiuto dell’affascinate commissario Alfio Mancuso affronterà e risolverà ben più di un mistero!

I personaggi sono un vero fiore all’occhiello. La scrittrice li ha delineati perfettamente.
Il Conte Briani è un uomo anziano, ma non per questo passivo, che ha vissuto una vita tanto intensa e sfarzosa in gioventù, quanto raccolta e lontano da tutto adesso. I segreti che nasconde sono impensabili e la sua durezza e aria da snob non ne fanno certamente il mio personaggio preferito...anzi!!! Trasmette freddezza ogni volta che lo si incontra! E quel suo arrogante piglio da nobile a cui tutto è dovuto, me l’ha fatto odiare dalla prima volta che l’ho incontrato!

La sua donna di servizio Edna è a dir poco inquietante: pensavo di trovarmela alle spalle pure io! Lavora da tempo immemore a casa Briani e conosce tutto della famiglia. È stata un personaggio difficile da collocare: buona o cattiva? Subito schedata come “cattiva”, piano piano mi sono ricreduta, fino a farmi sorridere nell’episodio in cui con Emma origlia attraverso i termosifoni.

Emma cattura da subito la mia totale simpatia: schiacciata da una terribile disgrazia, ha comunque la forza (non so se della disperazione o della curiosità!) per affrontare il Conte senza esserne sottomessa, per continuare la propria vita e per risolvere anche il mistero che aleggia pesante come un macigno in casa! Nonostante tutto, l’ho trovata un personaggio positivo, una luce in mezzo a tante ombre.

Alfio, il bel commissario, a cui non sfuggirete neanche voi! Con un grande carisma e un fascino non da poco, allergico alle storie d’amore serie, si ritrova completamente irretito da Emma e mettendo a repentaglio addirittura il suo lavoro, la aiuta a far luce sull’intrigo in cui si è gettata.

Infine Moreschina e la sua mamma Manuela. Tanto dolce, ingenua, limpida, simpatica, “magica, elegante, intelligente, spiritosa” la piccola, quanto estrema, passionale, carnale e impetuosa la madre! Non posso entrare nei dettagli poiché loro occupano un posto centrale nella storia e non voglio rovinarvi la sorpresa ma...occhi aperti su di loro!

L’autrice con una scrittura assolutamente perfetta e intrigante ci trascina completamente nel vortice di questa storia, tanto misteriosa, tenebrosa e cupa quanto dolorosa, terribile e straziante, disseminando indizi qua e là e impedendoci di mollare il libro per un solo secondo: le quasi 600 pagine scorrono ad una velocità da circuito di Formula 1 e gli ultimi capitoli sono densi di colpi di scena che vi lasceranno senza fiato!

Una storia di segreti, tradimenti, falsità, annidata nei più alti ranghi nella ricchezza che viene scoperchiata per portare alla luce lo schifo che c’è grattando la superficie! Una conclusione che se da un lato trova appagato il mio senso di giustizia, dall’altro mi lascia dolorante, incredula, completamente sconvolta!

Per questo pur consigliando vivamente la lettura, sia per lo stile narrativo, sia per l’ottimo giallo inserito, sia per la dovizia di particolari legati alla descrizione degli ambienti e dell’animo umano, mi sento di mettere in guardia i cuori deboli per l’infinito dolore che viene raccontato e che mi ha lasciata interdetta.

GIUDIZIO COMPLESSIVO

Trama: 10
Scrittura: 10
Personaggi: 9
Complessivo: 9/10


E in voi che sensazioni sono scaturite? Cosa vi ha lasciato questa storia? 
Come sempre mi farebbe piacere saperlo!

Un abbraccio

Simo

mercoledì 20 giugno 2018

Recensione di “L’avaro di Mayfair” di M.C.Beaton

Buonasera lettori, questa volta è il turno di un altro consiglio della mia amica Lisse del blog Pane Libri e Mocaccino che come sempre non mi delude mai!

Questa volta mi ha catapultata nella Londra dell’Ottocento...venite a fare un tuffo nel passato con me? 

CARTA DI IDENTITÀ 


COPERTINA






AUTORE: M.C. Beaton
TITOLO: L’avaro di Mayfair
PAGINE: 194
CASA EDITRICE:  Astoria
PERCHÉ L'HO LETTO: consiglio garantito 💯%
GENERE: narrativa 


TRAMA

67 Clarges Street
In una serie costituita da sei volumi, M.C. Beaton racconta le avventure legate a una dimora situata a Mayfair, quartiere elegante ed esclusivo di Londra, affittata di anno in anno, all’epoca della Reggenza, a inquilini che volevano sfruttare la Stagione, ovvero quel periodo che andava dalla primavera all’estate e durante il quale, attraverso balli e feste, si organizzavano matrimoni tra la ricca gioventù inglese.
La Casa di Clarges Street appartiene al decimo duca di Pelham, essendosi il nono suicidato. Non solo per questo la casa non è stata affittata per due Stagioni: durante quella successiva al suicidio, il figlio degli affittuari aveva perso al gioco l’intero patrimonio di famiglia e la figlia era stata trovata morta in Green Park senza apparenti ragioni. L’alone di sfortuna che circonda la dimora fa sì che si siano abbassati i prezzi dell’affitto.
La casa è quindi vuota a eccezione della servitù, l’altra vera protagonista della serie. Trattata malissimo dall’intermediario del duca, le viene dato uno stipendio da fame, e quindi conta sugli inquilini per avere qualche mese più ricco.
Il maggiordomo Rainbird, il cuoco Angus MacGregor, la governante Mrs Middleton, le cameriere Jenny e Alice, Joseph il valletto e gli sguatteri Lizzie e Dave costituiscono un gruppo a cui è impossibile non affezionarsi.
Scritti con l’usuale folgorante umorismo di Beaton, questi libri ci regalano un delizioso intrattenimento accompagnato da un’ottima ricostruzione del periodo storico.


RECENSIONE

Ecco un delizioso romanzo che vi farà trascorrere qualche ora di puro relax: non particolarmente impegnativo, ma allo stesso tempo coinvolgente e divertente.

L’autrice con una scrittura fluida, semplice ed accattivamente, unita ad una trama per niente scontata e prevedibile ci trasporta nell’Ottocento inglese, fatto di balli, tresche, sotterfugi, amori impossibili e case splendide piene di servitù che spesso riveste un ruolo fondamentale.

Protagonista di questo libro è Mr Roderick Sinclair, un avvocato scozzese in pensione ormai sull’orlo della bancarotta a causa del suo “affetto” per la bottiglia e che improvvisamente “eredita” alla morte del fratello la sua figliastra Miss Fiona Sinclair. 
Deluso poiché sperava in qualcosa di più “consistente”, decide di buttarsi sulla sconvolgente bellezza della ragazza e di farla partecipare alla Stagione “ovvero quel periodo che andava dalla primavera all’estate e durante il quale, attraverso balli e feste, si organizzavano matrimoni tra la ricca gioventù inglese”. La ragazza apparentemente svampita e un po’ scemotta pian piano entrerà nel cuore dell’impavido scapolone Lord Harrington, ma anche dell’intera servitù di 67 Clarges Street per il suo grande cuore. 
Lascio a voi la sorpresa del finale e di tutte le avventure di cui è colmo questo romanzo, ma lasciatemi spendere due parole per Fiona e per i domestici (tutti quanti) di Casa Pelham che reputo i veri protagonisti di tutto il libro.
Fiona mi è subito apparsa un po’ sibillina e falsamente svampita, con le sue uscite spesso fuori luogo, ma in realtà di un acume nient’altro che scontato. Il suo falso candore e i suoi modi schietti e giusti nei confronti di chi aveva bisogno di aiuto, mi hanno poco a poco portata a cambiare la mia opinione, fino a farmi tifare spassionatamente per lei negli ultimi capitoli.
Assolutamente favolosi sono anche i domestici! Soprattutto il maggiordomo Rainbird e Lizzie che, nonostante le enormi ingiustizie subite dall’agente Palmer che si occupa della gestione della casa su ordine del duca proprietario e che praticamente ricatta tutti quanti, obbligandoli a non lasciare la loro occupazione nonostante il misero stipendio che gli paga, non esitano ad appoggiare e a proteggere fino all’ultimo Fiona, avendone capito perfettamente l’animo buono e giusto.
I battibecchi tra loro e i domestici dirimpettai sono spassosissimi, a tratti violenti e furibondi, nonché  un elemento presente per tutto il romanzo, visto che le loro vicende personali occupano una parte significativa del libro.

Pur essendo un romanzo breve, l’ho trovato molto ricco di dettagli e ahimè molto attuale: dai modi di vivere dell’epoca, ai sotterfugi e alle tresche degni delle spie più fini, ai passatempi delle signore (davvero impensati per me!), alla netta divisione tra i vari ceti sociali con conseguente disprezzo verso i meno abbienti, ma anche alla generosità e all’aiuto vicendevole tra le persone buone di cuore, al forte senso della protezione dell’onore delle signore, alla generosità che si cela dietro agli animi più bruschi.

Una lettura quindi che certamente consiglio, soprattutto sotto l’ombrellone!

E voi che ne pensate? Lo avete letto?
Come sempre attendonla vostra opinione!



GIUDIZIO COMPLESSIVO

Trama: 9
Scrittura: 10
Personaggi: 9
Complessivo: 9 



Simo

Recensione di “Biglietto, signorina!” di Andrea Vitali

Buongiorno a tutti ed eccomi come al solito agli sgoccioli della scadenza mensile della Challenge Tutti a Hogwarts con le tre ciambelle!

Sembra impossibile per me riuscire a postare per tempo le recensioni dei libri che mi accompagnano nel mese. Ma prima o poi ce la farò!!!!

Dopo lunga assenza finalmente torno a parlarvi di un romanzo del mio amato Andrea Vitali!

CARTA DI IDENTITÀ 


COPERTINA





AUTORE: Andrea Vitali
TITOLO: Biglietto, signorina 
PAGINE: 393
CASA EDITRICE: Garzanti 
PERCHÉ L'HO LETTO: era da TROPPO tempo che lo avevo abbandonato...mi mancava!!! E mi serviva un libro con un mezzo di trasporto in copertina 😂😂😂😝😝😝
GENERE: narrativa 


TRAMA

Alla stazione ferroviaria di Varenna, a pochi chilometri da Bellano, c’è trambusto. Il capotreno Ermete Licuti è sceso dal convoglio scortando una passeggera pizzicata senza biglietto. E senza un quattrino per pagare la multa. Fa intendere che arriva da Milano, che vuole andare a Bellano, ma non parla bene l’italiano, e capire cosa vuole è un bel busillis. Ligio alle norme, il capotreno non sente ragioni e consegna la ragazza al capostazione, Amilcare Mezzanotti, che protesta vivace. Il regolamento però è chiaro, la faccenda tocca a lui sbrogliarla. E così adesso il povero capostazione si trova lì, nel suo ufficetto, con davanti Marta Bisovich. Bella, scura di carnagione, capelli corvini, dentatura perfetta, origini forse triestine, esotica e selvatica da togliere il fiato. Siamo nel giugno del 1949, e sul lago di Como, in quel di Bellano, tira un’aria effervescente di novità. Ci sono in ballo le elezioni del nuovo sindaco, e le varie fazioni si stanno organizzando per la sfida nelle urne. Su tutte, la Dc, fresca dei clamorosi successi alle politiche del ’48, attraversata ora da lotte intestine orchestrate dall’attuale vicesindaco Amedeo Torelli, che aspira alla massima carica ed è disposto a giocare tutte le sue carte, lecite e anche no. La bella e conturbante Marta, invece, ha altre aspirazioni. Le basterebbe intanto trovare un posto dove poter ricominciare a vivere, e questo è il motivo per cui ha deciso di puntare le sue ultime chance sulla ruota di Bellano, dove certe conoscenze non sono nelle condizioni di negarle l’aiuto di cui ha bisogno. Biglietto, signorina – storia apparsa in una prima versione nel 2001 con il titolo L’aria del lago nell’omonima raccolta, e qui interamente reinventata, riscritta e ampliata – ci porta nel bel mezzo dell’Italia della ricostruzione, alle prese con la ritrovata libertà. In un paese che fatica a risollevarsi dalle macerie della guerra, ognuno tenta la sorte per imbastire il proprio futuro.


RECENSIONE

Cosa posso dirvi di nuovo di lui che non vi abbia già detto a iosa? 
È divertente? Già detto!
È ironico? Già detto!
È impertinente? Risaputo!
È a tratti geniale? Sicuramente non lo dico solo io!
Conosce l’animo umano e lo prende in giro spassionatamente? Sicuramente vero!
Mette in piazza i peggiori difetti della gente? L’ho scritto prima: è geniale!
La sua scrittura è semplice, coinvolgente, ben organizzata (lo sapete quanto io amo i capitolini da due pagine, vero?), riesce a riacciuffarti quando “sembra” che stia per sopraggiungere la noia (più o meno a metà libro)...ma anche questo lo dico sempre.

Allora visto che già sapete e spero condividiate il mio giudizio su Andrea Vitali, passiamo a questo libro, come sempre ambientato nella bella Bellano, sul lago di Como, nel secondo dopoguerra italiano.

Il vicesindaco Torelli, con le mani impastate un po’ con chiunque, anche con qualche mafiosetto, si vede arrivare tra capo e collo Marta Bisovich, una vecchia conoscenza non esattamente limpida, che è giunta in quel di Bellano per sistemarsi come da lui promesso!
Da qui, come ci ha abituati il dottore, partono una serie di equivoci, bugie, sotterfugi e vicende parallele che accompagnano il lettore in un turbinio di risate, arrabbiature, shock, ... e chi più ne ha più ne metta.
Quando a metà libro l’attenzione si abbassa e quasi viene a noia il tran tran bellanese, ecco che spunta il colpo di scena che tiene incollato il lettore fino alla fine e lo fa sospirare di gioia quando “giustizia viene fatta”.

I protagonisti sono tutte macchiette: a partire dal capostazione che si lava le mani per passare a qualcun’altro la grana che gli piomba tra le mani, il medico di buon cuore che dovrebbe andare in pensione ma visto il sostituto che viene mandato (e che addirittura abbandona la professione partendo per amore) ci ripensa e resta,  il maresciallo e l’appuntato che organizzano con altri personaggi la messinscena che riesce a sistemare la situazione, l’avvocato melenso e compiacente, la straniera tutt’altro che “povera” e sprovveduta arrivata in cerca di fortuna, il vice sindaco vessato dalla moglie infelice e desideroso di diventare sindaco che svolge attività non proprio limpide ed è tutto preso dalla campagna elettorale, il parroco molto acuto e fondamentale per gli sviluppi della vicenda, la perpetua che parla solo in dialetto e vi strapperà un sacco di risate per i suoi giudizi lapidali, il povero droghiere buono e sempliciotto incapace di dire no e la sua famiglia coprotagonisti di questo libro, il Bisonch veterano di guerra che nonostante il nome non potrà che piacervi per il suo ruolo chiave nella vicenda e per il suo buon cuore,...insomma ce n’è davvero per tutti i gusti, questo libro è davvero ricchissimondi personaggi e lo scrittore riesce con maestria a dipingerli pagina dopo pagina e a regalarci un bel finale.

Un libro in perfetto stile Vitali ideale da leggere sotto all’ombrellone, in pieno relax e con quella punta di mistero che tiene vigile la nostra attenzione, senza impegnarla più di tanto ma allo stesso tempo senza essere banale o “già visto”.


GIUDIZIO COMPLESSIVO

Trama: 9
Scrittura: 10
Personaggi: 9
Complessivo: 9 1/2

Siete anche voi fan del maestro? Fatevi sentire!!!

Alla prossima


Simo

martedì 19 giugno 2018

Recensione di “La treccia” di Laetitia Colombani

Buongiorno a tutti e bentrovati sul mio blog!

Non so da voi, ma qui si esce col cappotto al mattino e si rincasa o col canotto o con le bermuda...un tempo pazzo così non ricordo di averlo vissuto! Per cui per sfuggire a queste temperature folli non mi resta che farmi avvolgere da un bel libro!!!

Anche questa volta sono stata ben consigliata e posso presentarvi un romanzo davvero magico e speciale...senza lacrima (sono stata brava e mi sono trattenuta...ma potrebbe starci senza nessun problema 😝😝😝!).

CARTA DI IDENTITÀ 


COPERTINA




AUTORE: Laetitia Colombani
TITOLO: La treccia 
PAGINE: 284
CASA EDITRICE: Nord
PERCHÉ L'HO LETTO: trattasi nel mio ennesimo e splendido Cappello Parlante
GENERE: narrativa contemporanea


TRAMA

INDIA. Smita è un’intoccabile; per sopravvivere, raccoglie escrementi a mani nude. Il suo è un mestiere che si tramanda di generazione in generazione, e che lei ha accettato, sopportando in silenzio. Ma sua figlia non seguirà le sue orme. No, lei andrà a scuola, imparerà a leggere e a scrivere, farà grandi cose. Per offrirle un futuro migliore, Smita sfiderà il mondo. ITALIA. Giulia adora lavorare per suo padre, proprietario dell’ultimo laboratorio di Palermo in cui si confezionano parrucche con capelli veri. Un giorno, lui ha un incidente e Giulia scopre che l’azienda è sull’orlo del fallimento. Ma lei non si scoraggia. Per salvare il laboratorio, Giulia guiderà una rivoluzione. CANADA. Sarah è un avvocato di successo. Sull’altare della carriera, ha sacrificato tutto: due matrimoni, il tempo per i figli e soprattutto per sé. Poi, però, nel bel mezzo di un’arringa, Sarah sviene e niente sarà più come prima. Per vincere la battaglia, Sarah dovrà scegliere per cosa vale la pena lottare. Smita, Giulia e Sarah non si conoscono, eppure condividono la stessa forza, la stessa determinazione nel rifiutare ciò che è toccato loro in sorte. Come fili invisibili, i loro destini s’intrecceranno indissolubilmente, dando loro la possibilità di vivere con orgoglio, fiducia e speranza.



RECENSIONE

Anche questa volta le mie aguzzine consigliere personali di lettura hanno fatto centro! 
Un libro denso di emozioni, vite vissute all’estremo, coraggio, speranza, ...un libro di guerriere!!! 
Avete letto bene: guerriere! Perché le donne protagoniste di questo libro sono assolutamente speciali, affrontano delle prove durissime nella loro vita, le affrontano con coraggio, ostinazione e determinazione e sono per me delle autentiche guerriere!!

Ci troviamo di fronte a tre donne del giorno d’oggi, con tre storie completamente diverse, ambientate in tre paesi lontanissimi tra loro, ma con uno spirito unico, forte, deciso e caparbio!

Venite che ve le presento una per una!

Smita è una donna indiana appartenente alla casta più bassa e misera, i dalit o paria, addetta allo svuotamento a mani nude delle latrine delle caste più elevate da quando era poco più di una bambina.
Ha una figlia di sei anni, Lalita, e un marito molto buono, Nagarajan, che lavora nei campi degli jat, la casta superiore dei contadini, come addetto alla cattura dei ratti, che rappresentano l’unico cibo della loro famiglia.
Dopo una terribile ingiustizia subita e nonostante sappia benissimo di quali tremende e violente vendette siano capaci i jat nei confronti dei dalit, decide di fuggire per regalare a sua figlia un futuro decoroso e lontano da quell’odore 

“violento come uno sciame di vespe, un odore “insopportabile, disumano. Aveva vomitato sul bordo della strada. Ti abituerai, aveva detto sua madre. Mentiva. Non ci si abitua mai. “

Smita è il personaggio a cui mi sono affezionata di più: il suo coraggio, il suo spirito di sacrificio, la sua determinazione, la sua rinuncia addirittura al suo amore pur di poter garantire alla sua piccola un destino lontano dalla miseria mi ha davvero colpito e mi ha fatto “tifare” per lei fin da quando si delinea il suo “piano di fuga”. Ho sofferto con lei per come viene trattata dagli jat, ho sofferto con lei quando è dovuta fuggire in fretta e furia, ho sofferto con lei le scomodità del lungo viaggio che affronta, ho sofferto con lei nel momento del suo sacrificio e ho gioito immensamente quando il destino ha delineato una strada diversa, anche se pur sempre in salita, ma con un sapore di miglioramento e di positività! Sinceramente mi sono dispiaciuta di non aver vissuto l’effettiva conclusione del suo viaggio, ma sono sicura che sarà stata rosea!!!

Giulia è una ragazza italiana che lavora col papà a Palermo nella ditta tramandata da varie generazioni della sua famiglia. Si occupano di una lavoro che non sapevo nemmeno esistesse: sono cascatori, ossia producono parrucche e toupet con i capelli veri, tagliati o caduti e hanno un laboratorio che occupa una decina di persone, una piccola famiglia. Il rapporto che si è creato tra datori di lavoro e dipendenti è stretto e speciale, mi ha molto colpito l’attenzione con cui vengono prese le varie decisioni per inficiare al minimo le singole situazioni: è invidiabile (e proprio fuori dal comune, oggigiorno!). Un lavoro antico, che va scomparendo e che drammaticamente la ragazza scopre essere a rischio estinzione per la loro grave situazione debitoria di cui solo il padre si era fatto carico, lasciando la famiglia all’oscuro di tutto.
Nello stesso tempo Giulia scopre la passione più travolgente, che poco a poco si tramuta in complicità, amore e sostegno lavorativo. Una bella favola senza dubbio, che colpisce per la storia forte del ragazzo e per la capacità della ragazza di vedere oltre la superficie delle persone.
La storia di Giulia é ricca di vitalità, amore per le tradizioni di famiglia, affetto per le donne del laboratorio che l’hanno vista crescere, ma anche costellata di difficoltà e di dolore che grazie alla sua caparbietà, tenacia e coraggio vengono affrontate al meglio! Sono rimasta davvero colpita da come questa giovane donna sfida i pregiudizi più radicati pur di portare avanti le sue innovazioni! 

Infine Sarah, la canadese fredda e glaciale!
Il personaggio più arrivista e carrierista delle tre. L’avvocato che, pur di arrivare al massimo grado nello studio dove lavora, sacrifica figli, mariti e 
affetti. Fino a quando qualcosa di terribile la obbliga a rivedere le sue priorità, a togliere il velo ai suoi colleghi (e a scoprire davvero chi sono!!!) e a guardarsi allo specchio!
È il personaggio che mi è piaciuto di meno; non per colpa dell’autrice che, anche in questo caso, ha saputo delineare bene i suoi tratti, ma quanto per il suo egoismo e cinismo, che ahimè man mano che procede la sua vita si trova a subire a sua volta. È inoltre la donna in cui mi riesce più difficile immedesimarmi, poiché lontana dal mio modo di essere, tuttavia pian piano mi sono affezionata anche a lei! 
La dura realtà che la colpisce sia personalmente che lavorativamente è un quadro purtroppo reale e invita il lettore a riflettere da un lato su quanto effettivamente sia giusto sacrificare i propri affetti per la carriera, quando poi ci si può trovare all’improvviso “dalle stelle alle stalle” e dall’altro lato a quanto spesso siamo circondati da persone false e doppiogiochiste che non esitano a calpestare il prossimo pur di salire gradino per gradino la scala sociale.
L’epilogo della sua storia è qualcosa di splendido invece: la delicatezza, l’emozione e la commozione che ci regala mi ha appassionato moltissimo e toccato il cuore in profondità.

Vi starete chiedendo tutti a questo punto cosa c’entra il titolo del romanzo con le vicende che vi ho presentato? In realtà è la parte più fantastica...che scoprirete alla fine e che non potrà che lasciarvi di stucco...ve la lascio scoprire tutta da soli: non vi deluderà!

Lo stile della scrittrice è chiaro, semplice, diretto e coinvolgente. Le storie corrono una parallela all’altra e non avrete la possibilità di posare il volume finché non sarete arrivati all’ultima riga, dove la commozione e un sorriso si fonderanno insieme!

GIUDIZIO COMPLESSIVO

Trama: 9
Scrittura: 10
Personaggi: 9
Complessivo: 9 1/2

E voi lo avete già letto????? Linkatemi i vostri post o ditemi la vostra: sono curiosissima di leggere le vostre opinioni!

Alla prossima


Simo

domenica 20 maggio 2018

Recensione “Cento giorni di felicità” di Fausto Brizzi

Ciao a tutti, lo so lo so in questo weekend vi sto sommergendo di recensioni, ma sono tutti libri stupendi...me lo confermerete ne sono certa!!

Quello che sto per presentarvi è probabilmente il più bello e toccante!

Eccovelo!

CARTA DI IDENTITÀ 


COPERTINA





AUTORE: Fausto Brizzi
TITOLO: Cento giorni di felicità 
PAGINE: 385
CASA EDITRICE: Einaudi ottobre 2013 collana Stile Libero Big
PERCHÉ L'HO LETTO: mi è stato caldamente consigliato e avevo giusto giusto un buco tra le mie varie letture
GENERE: narrativa italiana


TRAMA

Non a tutti è concesso di sapere in anticipo il giorno della propria morte. Lucio Battistini, quarantenne ex pallanuotista con moglie e due figli piccoli, invece lo conosce esattamente. Anzi, la data l’ha fissata proprio lui, quando ha ricevuto la visita di un ospite inatteso e indesiderato, un cancro al fegato che ha soprannominato, per sdrammatizzare, «l’amico Fritz». Cento giorni di vita prima del traguardo finale. Cento giorni per lasciare un bel ricordo ai propri figli, giocare con gli amici e, soprattutto, riconquistare il cuore della moglie, ferito da un tradimento inaspettato. Cento giorni per scoprire che la vita è buffa e ti sorprende sempre. Cento giorni nei quali Lucio decide di impegnarsi nella cosa piú difficile di tutte: essere felice. Perché, come scriveva Nicolas de Chamfort, «la piú perduta delle giornate è quella in cui non si è riso».


RECENSIONE

Scrivere una recensione su un libro come questo non è sicuramente semplice: inevitabilmente ti immedesimi con terrore nel protagonista e ti chiedi cosa faresti se fossi al suo posto, pensi ai cari che ci sono passati e a cosa potesse essergli passato per la mente quando hanno saputo che la fine era inevitabile e ricacci indietro le lacrime e il groppo che hai in gola.

Perché allora intraprendere una simile lettura per quanto straconsigliata e amata da tanti? 
Semplicemente perché già alla prima riga ne sei inesorabilmente catturata e stregata, perché anche se il finale è già scritto a pag. 5 la fine non è poi così scontata e perché è un libro toccante, commovente, divertente,...e bello...ma bello davvero! 

Non so come l’autore abbia avuto una simile idea per la trama di questo libro (anzi si lo so perché sono andata a cercarmi una sua intervista per capirlo!), ma so con certezza che mi trovo di fronte ad una piccola opera d’arte!

La trama vi dà l’argomento: la Malattia del secolo (qui simpaticamente chiamata l’amico Fritz!), ma quello che sicuramente non vi aspettate è come viene trattato.

Innanzitutto la struttura ha già dell’originalità: un conto alla rovescia degli ultimi 100 giorni di vita del protagonista. Mi ha lasciata stupita per la crescente disperazione che mi aspettavo di trovare nel voltare pagina dopo pagina e che invece non c’è!
Lucio non si fa mai abbattere, è completamente preso dal suo “progetto” di raggiungere gli obiettivi che si è prefissato che il sopraggiungere della fine è un aspetto quasi secondario. È ottimista, preso dalle incombenze quotidiane, si impegna a sconfiggere la malattia ma non ne fa la sua ragione principale, si dedica piuttosto anima e corpo a lasciare un buon ricordo di sé e a fare in questi 100 giorni tutto ciò che avrebbe voluto fare nel corso degli anni che l’amico Fritz putroppo gli strappa via.

Accanto a questa struttura, troviamo una scrittura veloce, scattante, coinvolgente! Brizzi non racconta per filo e per segno le giornate di Lucio, non è un diario nel senso tradizionale del termine, ma piuttosto una manciata di pensieri buttata sulla carta: ci spiattella nero su bianco ogni cosa degna di nota che attraversa la mente del protagonista e noi...subiamo, ridiamo, piangiamo, riflettiamo, pensiamo,...insieme a lui! 

Conosciamo Lucio sin dalla prima pagina: il suo carattere gioviale, il suo innato humour, la sua passione per la pallanuoto e il suo ruolo di allenatore di una squadra di serie...Z da quanto sono ultimi in classifica, il suo amore smisurato per i suoi bambini e per la sua adorata  Paola, il forte legame con gli amici di sempre Corrado e Umberto nonché il suo goloso vizietto per le ciambelle dell’amato suocero.
Pagina dopo pagina vediamo concretizzarsi i suoi desideri, anche se per il più importante dobbiamo aspettare le ultime pagine...e si perché il caro Lucio, subito prima di conoscere l’amico Fritz, ha compiuto la più grande cazzata della sua vita e ora deve assolutamente rimediare in tempo!

Accanto a lui troviamo parecchi personaggi secondari ma importantissimi: Paola in primis, l’amore della sua vita che ha un atteggiamento forse un po’ improbabile realmente, ma che mi ha affascinata e ho molto apprezzato per il suo temperamento; gli adorabili figli Lorenzo lo smontatutto e l’ecologica Eva, che vi regaleranno dei momenti di puro divertimento; gli amici d’infanzia Corrado, lo sciupafemmine pilota d’aerei e Umberto, il tranquillo veterinario, che, nonostante le differenze abissali di carattere, sono sempre pronti ad accorrere l’uno per l’altro, si capiscono al volo, ne combinano di tutti i colori...a qualunque età...una bella bellissima immagine della vera amicizia; ma quelli che ho amato di più sono Oscar e Massimiliano.
Oscar è il suocero pasticcere, che, nonostante la situazione in cui si è cacciato il protagonista, gli offre sempre una spalla e una ciambella (mannaggia alle sue ottime ciambelle fritte!!!), oltre ad un lavoro di investigazione per ritrovare una donna di cui si è invaghito (la prima volta dopo anni di vedovanza!). È un uomo semplice, tutto d’un pezzo, schietto e sincero, fatto di sentimenti veri e con una lingua senza peli...un suocero davvero invidiabile. 
Massimiliano invece è il titolare di un negozio proprio speciale, chissà se esistesse davvero quanti affari farebbe...perché di negozi così ne servirebbe uno in ogni città!!!! Andate a scoprire di cosa si tratta...sicuramente vi farà sorridere ma non solo. Comunque sia Massimiliano è un raggio di sole nella
vita di Lucio e nel suo piccolo gli dona quello che aveva bisogno: un nuovo amico su cui contare, che non giudica e ascolta, un uomo saggio che mette la sua esperienza di vita a disposizione del prossimo, con una buona tazza di the e dei biscottini...che non fanno mai male.


Anche di questo libro si potrebbe scrivere ancora parecchio, ma mi sono già dilungata parecchio e non vorrei farvi...russare!

Vi lascio, quindi, con un solo pensiero: leggetelo, leggetelo, leggetelo! Non avrete tempo di annoiarvi e neanche di tirare il fiato un momento, ma anche dopo l’ultima riga vi resterà impresso nel cuore e nella mente...come una goccia che non si scioglie e non scivola via.


GIUDIZIO COMPLESSIVO

Trama: 10
Scrittura: 10
Personaggi: 10
Complessivo: 10

P.s. Come sempre...aspetto il vostro pensiero!!!

Buona domenica a tutti!


Simo